Il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici fa un altro passo in avanti, importante anche se non decisivo, con la ripartizione del «fondone» messo a disposizione della Pa dall’ultima legge di bilancio.
La divisione delle risorse è fissata un Dpcm, che è stato firmato dalla ministra per la Pa e la semplificazione Marianna Madia e attende ora la condivisione dell’Economia e il via libera di Palazzo Chigi. «Continuiamo sulla tabella di marcia – rivendica Marianna Madia – rispettando gli impegni presi fin dall’accordo del 30 novembre».
Prima tranche per il rinnovo
Compito principale del provvedimento è quello di mettere a disposizione la prima tranche dei soldi che servono a rinnovare i contratti dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici. Per quelli che lavorano nella pubblica amministrazione statale, a questo punto ci sono a disposizione 300 milioni a valere sul 2016 (erano stati messi a bilancio dalla legge di stabilità approvata a fine 2015), 900 su quest’anno e 1,2 miliardi dal prossimo. Nei bilanci regionali, nel fondo sanitario e nei conti degli enti locali bisogna trovare una somma più o meno equivalente, seguendo la stessa linea già tracciata con i primi 300 milioni. Al riguardo, il nuovo provvedimento fissa le istruzioni, spiegando che le risorse messe finora sul piatto valgono lo 0,36% del monte salari per il 2016, l’1,09% per quest’anno e l’1,45% per il prossimo.
Aumenti medi a regime
Basta? No, perché l’accordo firmato il 30 novembre scorso con i sindacati prevede aumenti medi a regime (cioè dal 2018) da 85 euro, e per arrivare a quei livelli servono circa 1,2 miliardi aggiuntivi per gli statali e altrettanti per i lavoratori di sanità, regioni ed enti locali. Ai primi dovrà pensare la legge di bilancio dopo l’estate, mentre gli altri toccheranno ovviamente ai singoli bilanci locali. Il primo tassello importante però è definito, mentre la parte normativa viaggia nel testo unico del pubblico impiego che dopo la prima approvazione in consiglio dei ministri ora deve passare sui tavoli di parlamento, consiglio di Stato e conferenza unificata per l’intesa con regioni ed enti locali. L’approvazione definitiva arriverà entro maggio, e intanto dovrebbero partire anche gli atti di indirizzo con cui la Funzione pubblica indicherà le linee guida per la trattativa, che nei piani del governo dovrebbe concentrare gli aumenti sulle fasce di stipendio più basse.
Altri interventi
Oltre ai contratti, il decreto affronta altri due temi aperti dalla legge di bilancio. Altri 760 milioni per il 2017, e 875 dal 2018, servono a prorogare il bonus da 80 euro per il comparto sicurezza e difesa. Gli 80 euro, in realtà, resteranno in vigore fino a quando arriverà il riordino delle carriere, che renderà strutturale il beneficio. Una fetta di questa dote serve a pagare i costi indiretti che il riordino produrrà sul personale non contrattualizzato, mentre una terza fiche, da 119 milioni (153 dal 2018) andrà al piano straordinario di assunzioni, che si aggiungono al turn over ordinario.
Intanto oggi saranno all’esame delle conferenze con regioni ed enti locali i decreti correttivi su anti-assenteismo e partecipate. Soprattutto sul primo l’intesa dovrebbe essere facile, mentre sul secondo ieri si è lavorato ancora a fondo in sede tecnica sui parametri (a partire da quello del fatturato minimo da un milione di euro per evitare la dismissione) che gli enti territoriali chiedono di rivedere.
FONTE SOLE 24 ORE