Come molti sanno il NSP Nuovo Sindacato di Polizia è il primo ed unico sindacato d’Italia che ha deciso di pubblicare regolarmente (è visibile sul sito ), ormai da qualche anno, il proprio bilancio nonchè lo stato patrimoniale, facendolo certificare da professionista abilitato esterno iscritto all’albo dei commercialisti. Un sindacato che fa realmente della trasparenza (soprattutto quella contabile) il suo principio fondante, mantenendosi saldamente al di fuori del cartello dei maggioritari e dei confederali. Noi siamo orgogliosi di questo piccolo ma grande primato, ma desidereremmo non essere gli unici..!!
Negli ultimi tempi, tutti i leader dei movimenti sindacali italiani stanno facendo a gara a rinnovarsi, ma solo a chiacchiere. Tutti vogliono distinguersi per limpidezza, per valori e principi, sembrare qualcosa di diverso rispetto agli altri, professando trasparenza e linearità nei conti. Per esempio la Camusso (leader della CGIL) da quando si è insediata al vertice della (il 3 novembre 2010) si è arrampicata 67 volte su palchi di ogni ordine e grado per invocare trasparenza salvo poi puntualmente dimenticarsene man mano si avvicinava la fine dell’anno.
Approfittando della particolare normativa a cui sono soggetti, oggi i sindacati si guardano bene dal pubblicare un bilancio consolidato: Cgil Cisl e Uil, come tutti gli altri, non essendo obbligati dalla legge a farlo, si limitano a mettere insieme in poche paginette i numeri che riguardano la sola attività del quartier generale romano. Spiccioli, rispetto al vero giro di soldi delle confederazioni, che negli anni si sono trasformate in apparati capaci di lucrare pure su cassintegrati e lavoratori socialmente utili (nell’ultimo anno l’Inps ha versato a Cgil, Cisl e Uil 59,4 milioni di trattenute su ammortizzatori sociali)
I sindacati di Polizia nemmeno quelle poche paginette, seppure in misura ridotta, incamerano ugualmente svariati milioni di euro all’anno.
Ai primi di novembre 2014 il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni si è dimesso improvvisamente dal suo incarico: nel palazzo circolava un dossier dove si documentava l’impennata del suo stipendio dai 79 mila euro precedenti la nomina ai 336 mila del 2011. E quest’estate una mail di un dirigente della Cisl ha alzato il velo sulla retribuzione d’oro di alcuni suoi colleghi capaci di mettere il cappello su più incarichi: il presidente del patronato Inas-Cisl, Antonino Sorgi, per esempio, nel 2014 ha portato a casa 77.969 euro di pensione, più 100.123 per l’Inas e altri 77.957 per l’Inas immobiliare.
I soldi dunque i sindacati ne hanno ma sapere quanti è quasi impossibile. I veri bilanci dei sindacati sono uno dei segreti meglio custoditi del Paese. Loro si rifiutano di fornire dati esaustivi. E chi conosce le cifre preferisce non esporsi. Così, almeno su alcuni capitoli, bisogna andare per approssimazione.
IL TESORETTO DEI TESSERATI
Lo zoccolo duro delle finanze sindacali è la tessera, che ogni iscritto paga con una piccola quota dello stipendio di base (o della pensione). Nei bilanci delle tre confederazioni sono indicati complessivamente 68 milioni 622 mila 445 euro e 89 centesimi. Ma è una presa in giro bella e buona. Si tratta infatti solo delle quote trattenute dalle holding. Per avvicinarsi alla cifra vera bisogna seguire un altro percorso. Cgil, Cisl e Uil dichiarano di rappresentare tutte insieme 11 milioni 784 mila e 662 teste (che scendono in picchiata quando è il momento di versare i contributi alla Confédération Européenne des Syndicats, dove si paga un tanto per iscritto). I sindacati chiedono per l’iscrizione lo 0,80 per cento della retribuzione annua ai lavoratori attivi e la metà ai pensionati.
Secondo i calcoli dell’Espresso invece, conoscendo la ripartizione degli iscritti tra le due categorie, gli stipendi medi dei dipendenti italiani (25.858 euro lordi, secondo l’Istat) e le pensioni medie (16.314 euro lordi, per l’Istat),le cose starebbero in modo diverso. La Cgil dovrebbe incassare 741 milioni di euro e rotti (loro ammettono poco più della metà: 425 milioni). Alla Cisl si arriverebbe a 608 milioni (in via Po parlano di 80 milioni circa). E la Uil intascherebbe 315 milioni (in via Lucullo ridimensionano a un centinaio di milioni).
Riguardo i sindacati di Polizia il sindacato SIULP viaggerebbe sull’onda dei 3 milioni di euro all’anno mentre il SAP 1 Milione e 850 mila euro all’anno.
Solo le tessere garantirebbero dunque quasi 1,7 miliardi. Ma il tesoretto delle tessere non vale solo i circa 600 milioni e spicci che dicono Cgil, Cisl e Uil. Secondo “l’Espresso” infatti, nell’ultimo anno solo l’Inps ha trattenuto dalle pensioni erogate, e girato a Cgil, Cisl e Uil, 260 milioni per il pagamento della tessera sindacale. Una cifra alla quale va sommata la quota-parte di competenza delle confederazioni sui 266 milioni che l’Inps incassa da artigiani e commercianti e poi trasferisce alle organizzazioni dei lavoratori per la tassa di iscrizione. Già con queste voci si arriva vicino alla somma totale ammessa da Cgil, Cisl e Uil. I conti dunque non tornano.
Per non parlare poi dei CAF e dei Patronati. Questi centri di assistenza incassano dallo Stato 14 euro per ogni dichiarazione (e 26 per i 730 presentati in forma congiunta dai coniugi). Ciò premesso, considerando che il 45 per cento del settore è appannaggio dei sindacati è facile calcolare il loro giro d’affari: se anche le dichiarazioni che compilano e presentano fossero tutte singole (e così non è) si arriverebbe a più di 111 milioni. In questo caso, i dati ufficiali del ministero dell’Economia non si discostano troppo dalle stime: dicono che nel 2014 il Caf della Cgil ha incassato 42,3 milioni di euro (oltre ai contributi volontari della clientela), quello della Cisl 38,6 milioni e quello della Uil 15,5 milioni. Ai quali vanno sommati i 20,5 milioni che l’Inps ha versato nell’ultimo anno ai Caf confederali per i modelli 730 dei pensionati. E gli ulteriori 33,9 milioni sborsati sempre dall’ inps presieduto dal professor Tito Boeri a favore dei Caf confederali per la gestione di servizi in convenzione (dalle pratiche relative agli assegni di invalidità civile a quelle dell’Isee, l’indicatore per l’accesso alle diverse prestazioni assistenziali).
Noi continueremo a sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema perchè siamo convinti che un sindacato che invochi onestà trasparenza e limpidezza nell’operato del Governo debba esso stesso per primo dimostrarsi diverso, dando conto di come impiega il proprio danaro e i propri fondi. Nella speranza quindi che si intervenga presto con una legge che obblighi tutte le associazioni a rendere pubblici i bilanci e farli certificare da organismi esterni alle associazioni, ovvero a fare quello che il NSP già fa da circa 3 anni, si ringrazia dell’attenzione.
dati forniti dal periodico “L’ESPRESSO”.
LA SEGRETERIA NAZIONALE