Una situazione disastrosa. L’applicazione del 112, il nuovo numero di emergenza europeo, a Roma si sta rivelando una catastrofe. Così come previsto dalla normativa, per qualunque emergenza il cittadino deve chiamare il numero unico (il 112) che è gestito da un “call center” amministrato dalla Regione dove ci sono operatori che provengono dalle amministrazioni sanitarie che non hanno nulla a che vedere con le forze dell’ordine. La sala operativa (?!) non è munita di localizzatore e non è in contatto via radio con le sale operative (quelle vere) del 112 e del 113. Il numero unico è entrato in vigore senza un adeguato risalto mediatico ma è stato varato in sordina senza adeguate spiegazioni. Il risultato è che c’è il rischio concreto che il “pronto intervento” muoia fra le braccia dell’innovazione del numero unico europeo. Ora di pronto intervento si può morire. In pratica il risultato è da brividi. Un cittadino che è in pericolo di morte compone il nuovo 112 e si sente rispondere da un operatore sanitario che inizia a domandargli i suoi dati personali. Poi è lui che decide se passare la telefonata al 112, al 113 o al 118. Ecco che la chiamata viene passata ad un poliziotto del 113 (o ad un carabiniere) l’agente è costretto a fare al cittadino le stesse domande. Intanto, sono passati secondi, minuti preziosi che equivalgono ad una vita. Non solo, le sale operative di polizia e carabinieri vengono a perdere una bagaglio d’informazioni indispensabili non potendo ricevere la chiamata in prima battuta e operare come solo un polizotto e carabiniere con anni di esperienza sa fare. In pratica le sale operative di polizia e carabinieri sono state rese ovattate, insonorizzate: non sentono più i rumori, la voce in prima battuta di chi chiama. Sono praticamente finiti gli arresti in flagranza di reato. Un cittadino che chiama il nuovo 112 per segnalare al volo una rapina deve aspettare talmente tanto che il malvivente fugge. La sala operativa regionale (il nuovo 112) non ha un canale informatico, quindi, è impossibile accertare il numero di un targa in tempo reale. Chiamate preziose come quelle dei cosiddetti informatori sono praticamente finite. Carabinieri e polizia hanno salvato decine di vite umane parlando al telefono in diretta con aspiranti suicidi. Ora capita che gli operatori mandino su un caso di rapina un’ambulanza e non le forze dell’ordine. Una situazione disastrosa che va assolutamente cambiata. Vanno cambiati i protocolli. L’orecchio delle forze dell’ordine deve tornare a contatto con i rumori e gli umori della strada. Molti poliziotti sono andati personalmente a verificare come funziona la nuova sala operativa regionale stupiti per una mancanza totale d’interventi. Bisogna assolutamente cambiare aggiustare, ripensare altrimenti le forze dell’ordine sono chiamate ad un pronto intervento complicatissimo da gestire e il prezzo delle vite umane sarà alto. (Marco di Risi)