Era il 15 giugno 2018 quando sui social ha cominciato ad impazzare un comunicato ufficiale del sindacato Siulp, caratterizzato da un pubblico “autoelogio” della loro grandiosa e incisiva azione sindacale, grazie alla quale sarebbe avvenuto il pagamento del cosidetto FESI ovvero il premio produttività relativo all’anno 2017, con emissione di cedolino speciale del 19 giugno, un pagamento previsto in realtà nel mese di luglio.
Il predetto messaggio veniva poi subito ripreso da altre sigla sindacali blasonate (Siap in testa), con parole pressochè identiche, ognuno al fine rincorrere il proprio “momento di gloria” nel tentativo (vano) di essere riconosciuti come associazioni sindacali serie e concrete, a dispetto di altri sindacati minori i quali, a loro dire, sarebbero delle associazioni inconsistenti e prive di concretezza.
Il caso però ha voluto che il 19 giugno non c’e’ stato lo sbandierato pagamento anticipato, attirando così la critica, più che giustificata, di quanti, fidandosi delle affermazioni sicure e altisonanti di queste “grandiose” associazioni sindacali non ha visto accreditarsi nulla di quanto affermato. Persino il Ministero, visto il caos, è stato costretto con una nota della Segreteria del Dipartimento a correre ai ripari, smentendo l’imminente pagamento, invitando a non tenere conto delle predette notizie, precisando che si trattava di fonti non ufficiali. (Pagamenti FESI 2017 – Nota dal Dipartimento)
Sentendosi toccati nell’anima, accecati dal loro narcisismo, hanno subito diramato una nota di precisazioni, confermando lche il loro grande risultato, ovvero il pagamento anticipato del FESI, ci sarebbe stato con certezza, con esigibilità in data 26 giugno, a dispetto di un asserito sciacallaggio sindacale nei loro confronti, “povere vittime innocenti”. Come se non fossero stati loro stessi, con le loro affermazioni avventate, a creare tutto il “pasticcio”.
Ma i vecchi saggi ci hanno sempre insegnato che “la fretta fà i figli ciechi” e come era ampiamente prevedibile un numero molto consistente di dipendenti, come emerge dai cedolini di NOI PA, riceverà degli importi “errati”. In alcuni casi sono stati accreditati degli importi addirittura ridicoli, nell’ordine dei 300 euro netti (tra FESI e UNA TANTUM). Parliamo di dipendenti che hanno fatto qualche giorno di ferie durante tutto il 2017.
Un risultato che era prevedibile vista la inconsueta pressione sugli uffici che devono effettuare calcoli molto complessi che richiedono accortezza e precisione che mal si conciliano con la fretta.
Questo episodio, a nostro parere, costituisce un esempio evidente di come “non si deve fare sindacato” e di come questi episodi contribuiscano ad allontanare sempre di più i poliziotti dal sindacato. In effetti non c’era alcuna necessità di anticipare un pagamento che sarebbe sicuramente stato erogato a luglio ovvero solo il mese successivo, come d’altronde è sempre stato.
La cosa più triste è sapere che simili “teatrini” abbiano come protagonisti i sindacati più grandi, nei quali ancora oggi, purtroppo, migliaia di poliziotti ripongono la loro fiducia, per cui non c’e nulla da ridere, ma anzi, come direbbe qualcuno “non ci resta che piangere..!!!“.
Noi del’ NSP riteniamo che la concretezza e la grandezza di un sindacato non può e non deve misurarsi su queste sciocchezze ma deve puntare sulle le grandi criticità, i problemi strutturali “gravi” di interesse generale che attanagliano i poliziotti, sul mancato rispetto delle regole, sulle sistematiche violazioni dei regolamenti interni in tema di concorsi e di trasferimenti (solo per fare degli esempi lampanti) ovvero impegnarsi a riscrivere la legge 121/81 una legge ormai obsoleta e superata.
Stranamente però su questi argomenti non proferiscono parola, preferiscono la “concretezza” della propaganda alla “pochezza” dei problemi reali.
A questo punto possiamo solo augurarci che questi sindacati crescano, diventino grandi e si concentrino sui problemi reali dei poliziotti e magari prima di asseverarsi qualche maestoso elogio assicurarsi che almeno ci siano dei risultati reali e non dei “papocchi”.
LA SEGRETERIA NAZIONALE