Escluso il reato di coltivazione di stupefacenti, nel caso di una piantina di marijuana messa in un vaso nel terrazzo di casa. La Cassazione (sentenza 40030, depositata ieri) respinge il ricorso della pubblica accusa che contestava il non luogo a procedere deciso dal giudice dell’udienza preliminare.
Secondo il Gup, infatti, la percentuale di principio attivo era tale da garantire 12 dosi. Una quantità dalla quale si poteva desumere l’uso personale della sostanza, escludendo il rischio di una possibile diffusione o ampliamento della coltivazione. Per il Tribunale non era stato leso il bene giuridico tutelato.
Non è d’accordo l’accusa, secondo la quale sarebbe irrilevante la quantità di principio attivo ricavabile nell’immediatezza dalla pianta. L’offensività andrebbe valutata in prospettiva: in base al tipo botanico della pianta e alla sua attitudine, una volta giunta a maturazione, a produrre sostanza stupefacente. La Suprema corte e ricorda invece che, ai fini della punibilità, non rileva solo la quantità di principio attivo ricavabile dalle singole piante, ma anche l’estensione e il livello di strutturazione della coltivazione, per valutare se da questa può derivare una produzione potenzialmente idonea a incrementare il mercato. Nel caso esaminato di una sola pianta curata in un vaso posto in un’abitazione e in un contesto urbano, per i giudici la risposta è no.
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FONTE IL SOLE 24 ORE