Il dipendente pubblico che timbra il cartellino senza andare in ufficio, o sorpreso in flagranza di altri illeciti disciplinari, sarà sospeso dal lavoro e dalla retribuzione nell’arco di 48 ore. Nello stesso tempo scatteranno, da una parte, le procedure per il licenziamento e, dall’altra, quelle per l’esame della Corte dei Conti dell’eventuale danno erariale. Il dirigente sarà obbligato a prendere questi provvedimenti pena il suo stesso licenziamento perché l’omissione diventerà un reato perseguibile penalmente. È il piano del governo per rendere davvero possibile cacciare i lavoratori pubblici che commettono un reato ai danni della pubblica amministrazione.
Un giro di vite dopo i recenti scandali di Sanremo, con il vigile che timbrava in mutande, e del museo dell’Eur a Roma, con alcuni dipendenti che passavano il tesserino per i colleghi che non si presentavano nemmeno in ufficio.
D’altra parte oggi, secondo i dati del ministero della Pubblica amministrazione, su circa settemila procedimenti disciplinari avviati ogni anno solo 200 terminano con il licenziamento dei colpevoli. Una percentuale insignificante che fa effettivamente constatare come il licenziamento nel pubblico impiego per comportamenti illeciti, al di là delle leggi stesse, sia molto difficile se non quasi impossibile per la farraginosità delle procedure e per i formalismi che prevalgono sulla sostanza.
Due, dunque, le novità rispetto alla legge attualmente in vigore: i tempi stretti entro i quali il dirigente responsabile dell’ufficio dovrà agire; l’obbligo (non la facoltà) per lo stesso dirigente di operare senza rischiare di rispondere egli di danno erariale nel caso la magistratura accerti successivamente l’illegittimità del licenziamento. Con le nuove norme il dirigente non sarà più perseguibile per questa ragione. Va detto che la riforma della pubblica amministrazione ruota proprio intorno al rafforzamento del ruolo dei dirigenti che saranno periodicamente sottoposti ad una valutazione dei risultati raggiunti.
Forti le dichiarazioni del ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia:”Chi truffa va a casa senza stipendio in 48 ore”. E il diritto di difendersi ? come sottolineano in particolare i sindacati. «Se ti ho filmato che timbri per un altro, se timbri e vai a fare un altro lavoro oppure te ne torni a casa tua cosa c’è da difendersi? Etica vuole che in 48 ore sei fuori dalla pubblica amministrazione senza retribuzione””.
Il governo ha dunque scelto la linea dura. Ha così deciso di anticipare di diversi mesi una parte del Testo unico del pubblico impiego previsto dalla riforma della pubblica amministrazione e che, in un primo tempo, avrebbe dovuto essere approvato entro l’estate. In quel testo, peraltro, si vedrà come il governo scioglierà il nodo dell’eventuale applicazione di parte del Jobs act nel pubblico impiego. Perché le nuove norme sui licenziamenti siano operative ci vorranno comunque dai due ai tre mesi. Sul decreto, infatti, dovranno esprimere il loro parere non vincolante le commissioni parlamentari competenti.
Certo perché scatti la nuova normativa bisognerà essere sostanzialmente in flagranza del reato. Fondamentale (come già ora, d’altra parte) il ruolo delle telecamere. Le prove – come dice il ministro Madia – «dovranno essere schiaccianti ». C’è un punto, tuttavia, che anche i tecnici del governo hanno sollevato: quando comincia il calcolo delle 48 ore? Quando si commette l’illecito o quando il dirigente viene a conoscenza dell’illecito? E ancora: quand’è che il dirigente viene a conoscenza del comportamento illegittimo? Quando si realizza la registrazione oppure quando si è verificata l’attendibilità del fatto registrato? Non sono questioni di lana caprina o da azzeccagarbugli, sono questioni decisive anche perché la tempestività del provvedimento sospensivo previsto ora dall’ordinamento è interpretato dalla giurisprudenza proprio a favore del dipendente per evitare che il dirigente possa tenersi nel cassetto una registrazione compromettente e utilizzarla a suo piacimento mantenendo così il dipendente costantemente sotto possibile ricatto. (Fonte La Repubblica)