Oltre 250 milioni di euro all’anno e circa tremila agenti delle forze dell’ordine impegnati in servizi di scorta. Un malcostume tutto italiano che pesa sulle tasche dei cittadini e che impegna nostro personale che sarebbe molto più utile affiancare a chi davvero rischia la vita, oppure per rafforzare la sicurezza dei cittadini.
Dopo la circolare del Ministro dell’Interno inviata nel marzo 2014 a tutti i Prefetti dove si chiedeva di rivedere drasticamente i pareri sui dispositivi non è cambiato assolutamente nulla.
Sono quasi 600 le scorte fornite a personalità politiche, del mondo dell’impresa, della cultura, dello spettacolo e del giornalismo. Solamente a Roma, è stato calcolato che sono circa 1.200 gli uomini solo della Polizia di Stato impiegati in questo servizio, per una spesa complessiva che supera i 100 milioni annui, oltre 200, tra scorte e tutele, molte di più di quelle previste nelle altre principali capitali europee: circa 60 i dispositivi di scorta operativi ogni giorno a Madrid, 43 a Londra e 41 a Parigi.
In particolare, sono 17 i dispositivi di primo livello (rischio elevato, equipaggio composto da 3 auto blindate e 9 agenti), 82 del 2° livello (rischio alto, 2 auto e 6 agenti), 312 di 3° livello (rischio intermedio, 1 auto e 2 agenti), e 95 di 4° livello (rischio basso, 1 auto e 1 o 2 agenti).
Lascia perplessi quindi constatare che il maggior numero di agenti è impiegato nelle cosidette “tutele” ovvero delle “pseudo scorte” (312 in totale) che vedono situazioni di rischio non elevato e in molti casi molto discutibile: probabilmente bisognerebbe intervenire sugli sprechi, scortando qualche potente (ma ancora influente) in meno e qualche testimone di giustizia in più. Hanno risposto picche a situazioni di chiara necessità di tutela della sicurezza per persone che hanno denunciato estorsori, mafiosi e criminali, adducendo motivi di mancanza di personale e la necessità di risparmiare di risorse. Vedere troppo spesso lasciato solo chi avrebbe davvero bisogno di una scorta e di protezione, mentre c’è chi continua a usare la operatori di scorta come “tassisti” è davvero una cosa umiliante che non può più essere accettata. Urge quindi un segnale forte di efficienza e di sobrietà che ci renda liberi dall’ esservitismo alla politica.
A Roma di media la Polizia di Stato dispone di sole 40 volanti per turno nell’arco delle 24 ore. Ogni giorno quindi sono più le scorte che le auto addette alla sicurezza dei cittadini.
La competenza ad adottare i provvedimenti e impartire le direttive per la tutela e la protezione delle persone esposte a particolari situazioni di rischio è l’ Ucis (Ufficio Centrale Interforze per la sicurezza nazionale) come disposto dalla Legge 133/2002. A decidere delle scorte sono dunque il Ministero dell’Interno, e segnatamente l’ ispettorato del Viminale, il Reparto scorte di Roma, gli ispettorati di Camera, Senato e Quirinale, ed anche i
Servizi. E’ ora quindi che il Dipartimento di Pubblica Sicurezza riveda a stretto giro tutti i criteri e le modalità di assegnazione delle scorte e delle tutele.
Sulla scorta di una falsa razionalizzazione al Ministero tagliano centinaia di uffici periferici per recuperare 4 o 5 uomini per provincia mentre se ne lasciano centinaia in giro a fare da “autisti di servizio” ai politicanti di turno.
Tagliare gli sprechi e razionalizzare mezzi e risorse del personale è un dovere primario che spetta a in capo a questo Dipartimento ed è ora che questo se ne faccia carico seriamente e non con finte razionalizzazioni.
Leggi il dossier (a cura dell’Italia dei Valori)
LA SEGRETERIA NAZIONALE